Meccanico di famiglia

Fin da piccolo è per tutti “Il Gogo”, Il meccanico che per passione decide di continuare l’attività del padre Bruno. Per capire perché fidarsi di Gregorio è necessario e doveroso conoscere Bruno.

E visto il personaggio, che chi ha conosciuto ricorda con divertimento, occorre partire dalla nascita …

Il primo gennaio del 1923 nasce ad Arezzo, in una tipica e numerosa famiglia contadina, Bruno Mugnaini. Già durante infanzia, Bruno manifesta la sua passione per la meccanica, affascinato dai motori a testa calda che all’epoca caratterizzavano i macchinari utilizzati durante la trebbiatura del grano. Così, non appena conseguita la licenza elementare, decide, senza dubbio alcuno, cosa fare del suo futuro: diventare un meccanico.

Dopo un primo lavoro in una falegnameria, durato solo un paio di settimane a causa di un litigio con il datore di lavoro, l’orgoglioso e determinato Bruno si licenzia e comincia a lavorare come apprendista meccanico presso la concessionaria Gilera.

Il contatto con il modo motociclistico fa crescere ancor più in lui la passione per la meccanica. Una contagiosa motivazione rende Bruno il meccanico più ambito dalle officine della città. Bruno passa così da Gilera a Guzzi.

Arruolato durante la Seconda Guerra Mondiale continua a svolgere mansioni di meccanico.

Superato questo periodo, lavora per un breve periodo alla concessionaria Ducati fino a quando, nel 1946, apre una propria officina ad Arezzo, in Via Margaritone.

Nei primi anni di attività, Bruno si dedica al ricondizionamento e alla vendita delle moto militari lasciate in Italia dagli eserciti stranieri e si specializza nella trasformazione da telaio rigido a telaio elastico delle BSA, TRIUMPH e MATCHLESS.

Sono gli anni di rinascita economica globale e tra le varie attività riparte anche in Italia il motorismo sportivo. Pur avendo pochi mezzi, Bruno è ostinato a partecipare; così elabora una MV AGUSTA 98cc 2 tempi e inizia, nel 1947, l’attività agonistica.

Negli anni ’47-’48-’49, Bruno, in sella alla sua MV AUGUSTA, vince spesso le gare cittadine di velocità nella propria categoria. Non è tanto il “manico” a farlo primeggiare, quanto le sue intuizioni tecniche tali da rendere la moto competitiva: Bruno ridimensiona le luci di travaso del motore a 2tempi anticipando impostazioni simili ai motori moderni. Nemmeno le rare e costose moto da competizione reperibili in quegli anni erano così all’avanguardia.

Nel 1949, in coppia con l’amico “Nando”, partecipa alla Mille Miglia di regolarità alla guida di una BMW 500 con carrozzino; nello stesso anno diventa concessionario CM per Arezzo e provincia, marchio che gli permette di imporsi prepotentemente nel mercato grazie alla gamma di modelli adatti alla vita degli aretini.

E’ con la CM 250cc bicilindrica 2tempi che nel 1953 decide di partecipare al mitico Raid Nord/Sud ovvero la Milano-Taranto di velocità in unica tappa. Essendo consapevole del notevole impegno fisico che questo tipo di gara richiede, si allena percorrendo più volte la tratta Arezzo Napoli andata e ritorno senza soste, tranne gli obbligati rifornimenti di carburante.

Alle ore 01 del 22 giugno del 1953 Bruno è alla partenza della sua prima importante gara: al controllo di Bologna è al quarto posto, a Firenze è già in prima posizione. Ma a Radicofani gli amici lo fermano per un’importante notizia: è nato il figlio Gregorio. Pieno di adrenalina si lancia come in fuga verso sud, giungendo a Caserta con ben 40 minuti di distacco dal secondo. Una performance memorabile, rovinata dal gioco del destino: le vibrazioni hanno fessurato il serbatoio del carburante e rimane in panne senza l’assistenza CM che “incredibilmente” è operativa solo fino a Roma.

Lo spirito sportivo e la solidarietà vincono la malaugurata sorte.

Grazie alla presenza sul posto di numerosi spettatori, Bruno viene spinto da una nuvola di ragazzini   per circa 5 km fino alla bottega di un idraulico, dove riesce a saldare a stagno in maniera arrangiata la fessura.

Riparte demoralizzato. Altri tempi. Nessuno puo’ comunicargli la vantaggiosa e straordinaria posizione in classifica: Bruno non conosce il vantaggio che ha conquistato.

Pensando di essere ormai in forte svantaggio, percorre il tratto fino a Foggia senza tirare al massimo, ma nota uno strano clamore del pubblico che lo acclama a viva voce e lo chiama per nome, in una terra per lui “straniera”.

La fiducia cresce di nuovo, certo di essersi fatto prevalere dal pessimismo: capisce di essere ancora in gara. Taglia il traguardo di Taranto in 3° posizione, con solo 1 minuto di ritardo su Fumarola (1° classificato) e con il rimpianto di essersi fatto sfuggire la vittoria per un misero minuto su oltre 14 ore di gara. Questo sarà il rimpianto che lo accompagnerà per tutta la vita.

Non pienamente soddisfatto, ritenta l’impresa nel 1954, ancora in sella della CM 250cc in versione rinnovata, ma questa volta problemi elettrici è costretto a ben tre soste per la sostituzione delle puntine platinate. Conclude ripetendo il risultato dell’anno precedente, percorrendo il persorso Milano-Taranto in 13h28’03” dopo solo 6 minuti dal vincitore Garofalo (su CM).

Il 1954 è anno di competizioni. Alla guida della CM 160cc, partecipa anche al Motogiro D’Italia, gara a tappe che non esalta le sue doti di resistenza fisica e di meccanico capace di pronto intervento in strada. Termina il giro al 21° posto della classifica assoluta.

Si rimette in gara nell’edizione del 1955 della Milano-Taranto, ma questa volta sono le troppe innovazioni non sufficientemente collaudate a rendere vulnerabile la CM250 e a costringerlo al ritiro.

Nello stesso anno diventa concessionario Moto Morini e nel Motogiro D’Italia del 1956 debutta in sella alla celeberrima Moto Morini Settebello 175, classificandosi 10° assoluto tra le moto di serie; nel 1957 ritenta ma deve abbandonare la gara proprio alla tappa di Arezzo per problemi tecnici non risolvibili.

Dopo il 1957 vengono vietate le grandi gare di velocità su strada quindi l’attività agonistica di Bruno si riduce a poche gare di Regolarità fuori strada (l’attuale enduro) e qualche gara di velocità in salita fino al 1966 anno in cui durante una di queste gare di regolarità colpito da un ictus cade rovinosamente, nonostante il successivo quasi totale recupero questo episodio segna la fine dell’attività agonistica ma non la fine del suo impegno attivo nel mondo delle corse motociclistiche, sono gli anni di massima espansione del Motocross disciplina nelle quale ad Arezzo c’è un vivace e promettente gruppo di giovani centauri tra i quali il figlio, così lui compra un terreno nel comune di Civitella in Val di Chiana e costruisce un impianto permanente dove verranno disputate gare fino ai primi anni ’80.

La pista di Motocross di Viciomaggio rimarra in piena attività fino al 1992.

Nel frattempo il figlio Gregorio anch’egli appassionato di moto e meccanica, dopo il diploma di Perito Metalmeccanico “ovviamente in tema” decide nel 1975 di entrare ufficialmente nell’azienda del padre.

Nasce l’officina Mugnaini Moto che, oltre alla Moto Morini, sarà concessionaria anche MAICO, MONTESA, LAVERDA, BETA, YAMAHA BYRD e HONDA HM.

Nei primi anni ’90 con la fine del marchio Moto Morini, Gregorio decide di dedicarsi all’importazione parallela delle mitiche Harley Davidson diventando un punto di riferimento per i possessori di questo marchio, incentivando contemporaneamente l’attività dell’officina rispetto al commercio, specializzandosi nella costruzione di special e nel restauro di moto d’epoca settore quest’ultimo che si è espanso ed è oggi l’attività prevalente.

Gregorio grazie alle conoscenze acquisite dal padre e alla consolidata esperienza in tutte le tipologie di moto è in grado di restaurare con perizia anche le moto storiche dagli anni ’20 in poi.

Gogo